Uno dei classici della nostra letteratura italiana rimane senza ombra di dubbio Uno, nessuno e centomila di Luigi Pirandello. E' uno dei romanzi suoi più famosi uscito sotto forma di puntate per la rivista letteraria La Fiera Letteraria nel 1925 e in un unico volume solamente l'anno dopo con alcune modifiche in alcuni capitoli nonostante Pirandello abbia iniziato a scriverlo nel 1909.
Questo sarà anche l'ultimo romanzo pubblicato di Pirandello dove riuscirà a sintetizzare il pensiero dell'autore nel modo più completo, definito dall'autore stesso come il romanzo "più amaro di tutti, profondamente umoristico, di scomposizione della vita".
Autore: Luigi Pirandello
Editore: Mondadori
Data uscita: 1983
Pagine: 264
Genere: Narrativa italiana
Categoria: Romanzo Drammatico
Narrazione: Monologo
Finale: Conclusivo
"Credevo guardassi da che parte ti pende il naso"... una frase come tante, pronunciata dalla moglie, scardina tutte le certezze di Vitangelo Moscarda.
Dalla constatazione di un lieve difetto fisico, il protagonista capisce di trovarsi di fronte a un estraneo, o meglio a centomila estranei diversi, a seconda della percezione che gli altri hanno di lui.
Folgorato dalla scoperta di non essere "unico per tutti", e desideroso di comprendere chi è veramente, Vitangelo stravolge la sua vita, intraprendendo un doloroso percorso di ricerca che lo condurrà ai confini della pazzia (che poi è lo strumento principe in Pirandello per scardinare convenzioni e di svelare ipocrisie). Fino a giungere alla consapevolezza dell'essere, alla metamorfosi dell'uomo senza maschera, alla piena libertà: quell'immersione nel perenne fluire del tempo, in una vita pacificata di attimi, che "è la stessa vita delle nuvole, degli alberi e della natura".
Direi che ci troviamo di fronte a un classicone della letteratura italiana ma che purtroppo mancava tra le mie letture. Può un'osservazione fatta senza altri fini, dalla propria moglie, sul tuo naso portarti a rivalutare tutta la tua vita e la tua esistenza?
"Mi si fissò invece il pensiero ch'io non ero per gli altri quel che finora, dentro di me, m'ero figurato d'essere."
Come ti vedono le altre persone? Come sei per gli altri? Come ti vivono? Come ti percepiscono?
Questo è tutto quello che Vitangelo va a pensare dopo che la moglie gli fa l'osservazione sul suo naso e lui cerca di verificare questa osservazione allo specchio.
"Non mi conoscevo affatto, non avevo per me alcuna realtà mia propria, ero in uno stato come di illusione continua, quasi fluido, malleabile; mi conoscevano gli altri, ciascuno a suo modo, secondo la realtà che m'avevano data; cioè vedevano in me ciascuno un Moscarda che non ero io non essendo io propriamente nessuno per me: tanti Moscarda quanti essi erano."
Da allora le domande sono talmente tante e le considerazioni ancora più numerose che arrivi solo a impazzire e rivalutare tutto.
Lo scrittore scrive il libro in 15 anni, ma è come se lo scrivesse tutto di getto in un unico momento, senza che il passare degli anni influisca sulle considerazioni che lo portano a scrivere determinati passaggi del libro. Nel frattempo in realtà scrive centinaia di racconti e opere teatrali, ma questo non può far altro che farci capire l'accuratezza, la riflessione e la preoccupazione di Pirandello per tutta la vita.
"Di ciò che posso essere io per me, non solo non potete saper nulla voi, ma nulla neppure io stesso."
"Io non l'ho più questo bisogno, perché muoio ogni attimo io, e rinasco nuovo e senza ricordi: vivo e intero, non più in me, ma in ogni cosa fuori."
Vitangelo non si riconosce più, inizia a dubitare di tutta la sua vita e di tutti coloro che lo circondano ritrovandosi a rivalutare tutto e a scrivere dall'inizio la propria vita. Ma dove lo porterà tutto questo?
Libro che ti porta a riflettere.
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